Dal 9 al 30 marzo Mostra “Appartenenze” presso la Sala da Feltre a Trastevere
Inaugurazione: sabato 9 marzo 2019 ore 17:00
via Benedetto Musolino 7
Orari:
dal Lunedì al Giovedì dalle ore 9 alle 13 e dalle 14 alle 17;
Venerdì dalle ore 9 alle 13 e dalle 14 alle 16;
Sabato dalle ore 14 alle 19.
Per ulteriori info, chiamare lo 06 585205280.
Sabato 30 marzo alle ore 17, l’autore, Riccardo De Massimi, incontrerà i visitatori.
Ingresso libero
Dal 9 al 30 marzo – proiezione del filmato Appartenenze
Dal 9 al 30 marzo presso Fotoforniture Sabatini, in via Germanico 168
Orari: dalle 10 alle 13 tutti i giorni tranne la domenica e dalle 15 alle 19 tutti i giorni tranne sabato e domenica
Sabato 16 e 23 marzo, alle ore 11:00, l’autore Riccardo de Massimi incontrerà i visitatori.
Ingresso libero
La mostra è a cura di Barbara Martusciello.
C’è una espressione della saggezza popolare, usata nell’entroterra irpino, che recita così: A CHI APPARTIENI TU? Questa domanda di benvenuto viene rivolta al visitatore sconosciuto al solo scopo di capire i suoi rapporti con la comunità locale.
Sia che “lo straniero” abbia rapporti di parentela sia di amicizia con qualcuno del luogo, questa domanda cerca di cogliere l’identità del nuovo arrivato al fine di creare un legame ed una collocazione nell’articolato quadro sociale paesano dove i “soprannomi parlanti” sono ben più importanti e descrittivi dei cognomi.
Il verbo APPARTENERE assolve alla seguente definizione: fare parte di una famiglia; fare parte di un corpo, di un’organizzazione, di una categoria sociale, etnica o geografica. Insomma sentirsi parte di una comunità, di qualcosa di più vasto in grado di accoglierci ed in cui sentirci parte integrante.
Ma specularmente, APPARTENERE, assume anche il significato di: “spettare, essere di competenza (di qualcuno), riguardare la vita e l’impegno di qualcuno”. Vale a dire che quando sentiamo che qualcosa o qualcuno “ci appartiene” significa che ci è caro, costitutivo, essenziale. Persone e cose di cui, normalmente, abbiamo massima cura perché ci riguardano intimamente.
Nella nostra esistenza possiamo “vivere sensi di APPARTENENZA”, più o meno significativi, verso i nostri familiari o un gruppo di amici, verso una comunità territoriale o un suo un clan, verso le tradizioni, usi e i costumi in cui siamo cresciuti, verso un credo religioso, verso comunità intellettuali, spirituali, politiche, etniche, professionali, verso comunità social, verso una squadra o una orchestra, verso l’intero universo.
E’ proprio questo sentirci integrati con qualcosa o qualcuno (a cui apparteniamo), è questo sentire che qualcosa o qualcuno ci appartiene, ci riguarda, ci spetta (ed in quanto tale ce ne prendiamo cura), che ci consente di entrare in relazione con il mondo e creare una forte Identità ed il senso dell’individuo.
D’altro canto non è un caso che, in tutto il mondo, le comunità sottolineino ogni passaggio di APPARTENENZA, ogni momento dal quale un individuo entra a far parte di qualcosa (esempio il battesimo o il rito dell’ingresso nel mondo degli adulti) così come ogni momento nel quale un individuo decide che qualcosa o qualcuno, gli appartiene, gli riguarda e che se ne prenderà cura (esempio il matrimonio).
Queste foto sono ispirate da alcune esperienze osservate in prima persona che riguardano il senso di appartenenza dei bambini, ragazzi e giovani adulti nelle società e comunità ed in particolar modo laddove la globalizzazione culturale non è ancora ad uno stadio così avanzato e dove le tradizioni, il clan, esercitano ancora un forte richiamo.
L’onore e l’orgoglio di APPARTENERE ad una tradizione o comunità, il sentirsi a casa tra la propria gente, il bisogno di APPARTENENZA visto nei suoi aspetti ambivalenti (l’omologazione, l’integrazione, l’accoglienza, l’accettazione, il possesso, la manipolazione, la prostituzione, la disponibilità, l’emulazione, l’omogeinizzazione, il rito) sono gli elementi che questo lavoro vuole, in quanto fotografico, “mettere a fuoco”.
Leave a reply